venerdì 29 aprile 2011

Noè Angelo - Partigiano lacassese




Noè Angelo (1916-2006): Partigiano d'Italia – Eroe del Trucco di Miola

Nell'anno 2010 è stata inaugurata a La Cassa una Sala intitolata ad “Angelo Noè” in Via IV Novembre int.28: molti cittadini ci hanno chiesto di saperne di più in merito a questo partigiano originario del Trucco di Miola, che ci ha purtroppo lasciati nel 2006, e abbiamo quindi deciso di tracciarne un breve profilo, utilizzando i documenti storici pervenuti grazie alla famiglia del partigiano, al Centro di Documentazione di Storia Contemporanea e Resistenza nelle Valli di Lanzo “Nicola Grosa” e ai ricordi di Leonardo Cianci (il partigiano Ninì), suo amico e compagno d'arme.

Angelo Noè prestò servizio militare negli Alpini per cinque anni combattendo su vari fronti: contro i Francesi all'inizio della 2° Guerra Mondiale, poi in Albania dove fu ferito (trascorse quindi un periodo di convalescenza all'Ospedale Militare di Napoli) e infine per due anni in Jugoslavia dove fu decorato con due Croci al Merito di Guerra per le azioni intraprese.

Rientrato in Italia, conscio del male che il fascismo aveva procurato all'Italia e intenzionato ad aiutare l'Italia a liberarsi dal giogo nazifascista, entrò nelle formazioni partigiane operanti nella zona delle Basse Valli di Lanzo e di Susa, arruolandosi nel Corpo Volontario per la Libertà, IV Divisione “Garibaldi”, I° Brigata d'Assalto “F. Cima”, III° Battaglione “M. Zulian” Distaccamento di Rivasacco.

Tra le vicende più importanti da lui vissute possiamo ricordarne quattro:

Aiutò il Partigiano Ninì, cittadino onorario di La Cassa, quando questi salvò le vite di numerosi bambini ebrei; ci racconta infatti Leonardo Cianci (Ninì), che questi bambini vennero accolti e nascosti a Torino da alcuni frati e vennero poi portati in Francia, grazie all'aiuto proprio di Cianci e di Noè, in questo modo: i bambini vennero portati a La Cassa da Torino, tramite i trenini che allora collegavano la città con Pianezza, Druento e Venaria; Cianci a questo punto li prese in custodia, e appreso che, se questi bambini fossero stati lasciati al loro destino, sarebbero stati venduti per 5 Lire, se non addirittura deportati nei campi di concentramento nazisti, decise di portarli fino a Forno Alpi Graie, dove sarebbero stati affidati alle Guardie Alpine che li avrebbero scortati fino in Francia.
Per fare ciò però aveva bisogno di conoscere bene le montagne e le valli della zona e di un valido e fedele compagno per il lungo viaggio che gli si prospettava: prese allora dall'abbandonata caserma all'interno della Reggia di Venaria Reale una mappa della zona delle Valli di Lanzo, appartenuta al colonnello degli artiglieri che una volta erano stanziati lì, e , dopo averla studiata, chiese ad Angelo Noè di scortare lui e i bambini ebrei con la sua mitraglia; la risposta di Angelo fu pronta e decisa “ghi pensu mi, Ninì!”.
Intrapresero così il viaggio, da La Cassa fino a Varisella, da Varisella fino a Traves, da Traves a Ceres utilizzando la ferrovia e poi su, su e ancora su per le montagne, fino a Forno Alpi Graie. I viaggi furono 3 in tutto, e i bambini ebrei salvati moltissimi.
Proprio nell'anno in cui Angelo morì, il 2006, Leonardo fu insignito di una onorificenza dalle famiglie di quei bambini, grati a lui e a Noè per aver avuta salva la vita.

Rischiò di essere catturato ed ucciso dai repubblichini, durante una rappresaglia: Angelo era di famiglia contadina, ed era necessario il suo aiuto quando si doveva uccidere e sezionare per la conservazione, il maiale; venne così richiamato dalla madre dalle montagne, ma un ignoto compaesano del Trucco tradì, e rivelò il tutto ai Repubblichini.
Quando i Repubblichini arrivarono al Trucco Angelo, e suo fratello, anch'egli sceso per aiutare la famiglia, non poterono più fuggire, e si nascondettero in una intercapedine tra il muro della casa e il fienile.
I fascisti prima trafugarono tutto il maiale (da poco ucciso), poi uccisero il cane della famiglia, per vendetta, e decisero poi di far saltare in aria parte della casa.
Miracolosamente, proprio il muro dietro al quale erano nascosti i due fratelli rimase in piedi, proteggendoli e nascondendoli dall'odio repubblichino e fascista

Prese parte alla liberazione di Venaria Reale e di Torino, sempre con la sua fida mitraglia, che, racconta Cianci, “...recitò benissimo, senza mai incepparsi, fino all'ultimo nastro...”.
Nell'occasione della liberazione di Torino si distinse per coraggio nello sminamento dell'ultima centrale elettrica ancora funzionante, minata dai tedeschi in ritirata: affermò infatti di essere l'unico senza moglie e senza figli da accudire e si inoltrò insieme ai genieri nella centrale, sminandola, così consentendo a Torino di avere ancora energia elettrica.

Prese parte infine, nei giorni successivi al 25 Aprile, all'attacco, avvenuto alla Mandria, contro la infame colonna tedesca che il 2 di Maggio, a Collegno e Grugliasco, aveva fatto strage di civili inermi e disarmati; infamia e ignominia che ancora vengono ricordate in queste due cittadine alle porte di Torino.

Dopo la Liberazione continuò a lavorare per la collettività con competenza e impegno: fu per due legislature parte dell'Amministrazione di La Cassa, fu per molti anni Presidente della Cooperativa del Trucco di Miola e fu coraggioso sindacalista della CGIL alla FIAT Ferriere.

Suonò anche per molti anni nella Banda Musicale di La Cassa: complesso che lo ha accompagnato al suo funerale, con rito esclusivamente civile, al suono degli Inni e delle Canzoni Partigiane e della Resistenza, desiderio da lui più volte espresso.


Viva i Partigiani, Viva l'Italia Unita, Viva la Costituzione


Per il coordinamento ANPI di La Cassa

il Coordinatore

Fabio Lamon

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