Avevo scritto nell'ultimo post su
questo sito che non ci sarebbero più stati riferimenti alla vicenda
del TAV, ma devo rivedere quella conclusione a causa degli ultimi
avvenimenti sia di livello nazionale che di livello locale (uno per
tutti l'ultima esternazione di Perino che è riuscito a dare dei
“fascisti” ai partigiani) e per il sollecito di alcuni iscritti
che mi hanno fatto pervenire i loro pareri, senza doppie finalità,
sottolineando che la vicenda non poteva essere liquidata troppo
velocemente.
Ho sbagliato e quindi faccio ammenda
proponendo una mia personale visione in merito all'ANPI e il TAV.
Penso che le vicende storiche non siano
qui da approfondire, basta andare in un archivio di qualsiasi
giornale online o googlare “TAV” per poter scorrere migliaia di
notizie riguardanti il treno ad alta velocità, quindi tralascio il
contesto storico dandolo per assodato, ne farò solo qualche accenno
nell'analisi seguente.
Per cominciare definiamo cos'è l'ANPI:
come da Statuto, è un'associazione politica a-partitica che si
ispira agli alti valori della Resistenza e della Costituzione, che si
fa carico di trasmettere la Memoria della Resistenza alle nuove
generazione, di difendere i valori della Resistenza, di difendere i
diritti fondamentali dell'uomo e i diritti sanciti dalla nostra
Costituzione e di promuovere la loro piena applicazione.
Definiamo poi le accuse mosse all'ANPI
e in particolare a Smuraglia: non aver preso una posizione netta in
merito al TAV, aver emanato comunicati senza aver preventivamente
consultato gli organi dell'ANPI locale, tradire il proprio Statuto
non difendendo i diritti di chi si autodefinisce “nuovo
partigiano”.
Per facilitare l'analisi scomponiamo le
accuse e affrontiamole una alla volta:
“Non aver preso una posizione
netta in merito al TAV”: la critica che viene mossa all'ANPI è
che, essendo un'associazione politica, ha il diritto/dovere di
pronunciarsi in merito all'ordine del giorno dell'agenda politica e
quindi deve dare un suo parere sulla TAV.
Scindiamo ancora:
Si vuole affermare che l'ANPI si
debba pronunciare con un parere (tecnico?) sull'opera in sé?
A
questa critica si può rispondere che l'ANPI non può dare un
parere sul contenuto di un'opera pubblica, innanzi tutto perchè
stiamo esulando dal suo Statuto, in secondo luogo perchè non ha le
competenze tecniche per dare un parere che possa essere preso in
considerazione e terzo, ma non da ultimo, se si facesse uno strappo
allo Statuto e si trovasse in un qualche modo la possibilità di
dare un parere plausibile dal punto di vista tecnico ne
scaturirebbe una posizione ANPI sulla TAV (favorevole o contraria)
che sarebbe immediatamente strumentalizzata: e l'ANPI non è un
marchio o una medaglietta o una bandiera da sventolare per dar
maggior valore alle proprie posizioni, non siamo uno sponsor.
Si vuole affermare che, nella
lotta ad alta tensione che infiamma la Valle da anni, l'ANPI si
debba schierare con chi è pro o chi è contro la TAV?
Torniamo
alla definizione iniziale: associazione a-partitica che si ispira
ai valori della Resistenza e della Costituzione. Valori che non
sono rispettati né da chi è contro la TAV né da chi ne è a
favore. Da un lato: come si può parlare di rispetto dei diritti
degli altri quando si bloccano le strade provinciali e
l'autostrada? Come si può parlare di rispetto del suolo pubblico
quando si imbrattano i muri di Torino durante le manifestazioni?
Come si può parlare di rispetto per la persona altrui quando si
lanciano pietre e petardi contro lavoratori e poliziotti? Come si
può parlare di ideali di democrazia e libertà mentre si insulta
chi sta facendo il proprio dovere?
Dall'altro: come si può
parlare di democrazia e di rispetto dei diritti dei cittadini se si
procede ad espropri senza (a quanto pare) seguire le procedure
ordinarie? Come si può parlare di rispetto del diritto a vivere in
un ambiente sano se si vogliono forare montagne e costruire
gallerie senza definire dove verranno sversati i milioni di metri
cubi di terra che verranno estratti? Che ne è del rispetto
dell'ambiente e del patrimonio paesaggistico?
Come si può parlare di ricadute
positive sul trasporto delle merci e dei passeggeri, se le vie
ferrate attualmente esistenti sono poco e male utilizzate?
L'ANPI
dovrebbe davvero prendere una posizione a favore di una rispetto
all'altra parte? E come mai potrebbe? In entrambi i casi andrebbe
contro il suo Statuto e contro i suoi valori!
L'unica posizione
che l'ANPI può prendere è quella di condanna di entrambe le
parti, nel momento in cui vanno contro gli ideali che
l'associazione vuole difendere. Questa è una vera posizione,
questa è vera autonomia, questo è non essere una bandiera ma
essere un'associazione!
La seconda critica è quella di
“aver emanato comunicati senza aver preventivamente consultato gli
organi dell'ANPI locale” ed è rivolta in particolare a Smuraglia:
se questo è veramente avvenuto, se Smuraglia non si è premurato di
trovare una soluzione per lo meno ragionata sulle istanze che
provenivano dalle Sezioni interessate, allora non c'è difesa
d'ufficio che possa reggere e l'errore è grave: un'associazione che
promuove la democrazia non può non avere democrazia al suo interno.
Quello che posso dire per “giustificare” in parte l'errore è
che sicuramente il momento di tensione non giova a posizioni
ragionate e discusse fino in fondo e che la situazione si è evoluta
in maniera precipitosa, e la fretta è un altro aspetto che non
giova alla ragionevolezza e alla discussione.
La terza critica è quella di
“tradire il proprio Statuto non prendendo posizione a favore di
chi si autodefinisce -nuovo partigiano-”: questa è forse la
critica più artificiosa e irrispettosa, per me davvero difficile da
comprendere.
I
Partigiani difesero il loro territorio da un occupante straniero
(aiutato da un “occupante” italiano, che prima di arrendersi
aveva deciso di dare il peggio di sé) che sterminava interi paesi,
senza fare distinzioni di età e di sesso, che torturava,
incarcerava, impiccava e fucilava chi aveva l'ardire di protestare,
o ancora più semplicemente, aveva la pelle del colore sbagliato,
una religione sbagliata, un'idea sessuale sbagliata o una forma
fisica e mentale sbagliate.
I
Partigiani dovevano combattere perchè non potevano manifestare: non
esisteva il diritto di esprimersi liberamente.
I
Partigiani soffrivano la fame, il freddo e ad ogni alba non sapevano
se avrebbero rivisto il tramonto.
I
Partigiani non potevano permettersi di appoggiarsi ad un guardrail e
dileggiare un nazifascista chiamandolo pecorella e chiedendogli se
la maschera la usava anche per baciare la fidanzata, per non
contagiarla.
I
Partigiani facevano graffiti sui muri, si, ma quelli delle celle
delle prigioni: magari per salutare la famiglia prima di morire.
I
No-Tav combattono contro un treno: costoso, con un impatto
ambientale ancora tutto da verificare, ma fortunatamente ci si ferma
qui.
I
No-Tav manifestano da anni, perchè qualcuno è morto per dargli la
possibilità di farlo: esiste il diritto di esprimersi liberamente,
sancito dalla Costituzione; in Siria, in Libia e in tanti altri
Paesi la risposta dello Stato è il fuoco di artiglieria.
I
No-Tav non soffrono la fame e il freddo, perchè i loro famigliari
possono portargli cibo e vestiti anche quando i presidi sono
notturni, senza chiedersi se poi potranno tornare a casa vivi.
Le
frange più violente e anarchiche possono permettersi di schernire i
poliziotti, lanciare pietre e petardi e di imbrattare mezza Torino,
nessuno li fucilerà per questo.
Tentare di fregiarsi del titolo di “partigiano” non è solo
assurdo, ma è una totale mancanza di rispetto verso chi partigiano
lo è stato davvero, e magari è morto per esserlo stato.
Non
voglio però concludere questa mia analisi senza proporre qualcosa di
costruttivo, qualcosa che possa rientrare nello spirito dell'ANPI:
ferma la condanna di tutti i comportamenti violenti o illegittimi o
non razionali descritti sopra, l'associazione deve utilizzare tutti i
suoi mezzi per far riprendere il dialogo tra le due parti avverse,
far calare la tensione in Valle e fare in modo di giungere ad una
soluzione che possa andare incontro il più possibile alle diverse
esigenze.
Ecco dove deve schierarsi l'ANPI: dalla parte del
dialogo, della concertazione, della soluzione condivisa.
Questa
è la mia analisi e la mia proposta, sono un semplice Coordinatore e
in questo momento rappresento il mio pensiero e niente più: il mio
obbiettivo è dialogare e discutere con civiltà, e spero vivamente
riuscire in questo intento.
Il Coordinatore
Fabio Lamon